L’Osteopatia e i disturbi psicosomatici

Il primo compito dell’osteopata consiste nel ricercare la causa originaria che ha scatenato le problematiche che affliggono il paziente. Il che non vuol dire semplicemente diagnosticare una sciatalgia dovuta alla compressione delle radici nervose da parte di un disco intervertebrale protruso, ma capire per quali motivi il paziente ha sovraccaricato proprio quel disco.
Per riuscirci deve affidarsi a uno dei principi fondamentali dell’Osteopatia, che recita: “Il corpo è un’unità; la persona è un’unità di corpo, mente e spirito”.
Ciò ci ricorda che la causa primaria delle disfunzioni del paziente potrebbe risiedere in organi e tessuti anche lontani dalla regione in cui il paziente avverte i sintomi.
Un dolore alla spalla potrebbe essere dovuto a una disfunzione dello stomaco, un capogiro o una emicrania a un difetto di mobilità cervicale, una lombalgia a una colite, e così via.
Non solo…
Una disfunzione somatica potrebbe essere dovuta a una condizione disfunzionale psico emozionale e viceversa.
Una condizione emotiva stressante o un trauma psichico può sfogare la sua energia sul corpo e l’Osteopata ha il dovere di indagare anche su questa possibilità.
Ricordo un paziente anziano che, poverino, dopo essersi procurato una frattura multipla alla spalla a seguito di una caduta, per la tensione accumulata il giorno dopo ebbe un’emorragia dovuta a un ulcera duodenale perforata.
Blocchi emotivi possono influenzare il neurovegetativo e il tono muscolare.
Per cui, vista la difficoltà oggigiorno di vivere in contesti sociali e ritmi che hanno poco di umano, sono molto frequenti i pazienti che lamentano disturbi psicosomatici.
Una cervicalgia può essere ricondotta all’impossibilità dell’individuo di dire ciò che sente; un dolore allo stomaco a non riuscire a digerire determinate situazioni; una infiammazione della cuffia dei rotatori per il dover sobbarcarsi del peso delle responsabilità eccessive; il dolore alla colonna vertebrale per le preoccupazioni economiche o per il carico lavorativo esagerato; le continue distorsioni alle caviglie possono avere la premessa in un equilibrio psichico alterato; i capogiri a un conflitto tra la componente razionale e istintiva/passionale della persona; ecc.
Il sentimento, il pensiero tenuto troppo a lungo finirà con il pesare tanto, a volte anche troppo.
Per fare un esempio, farà aumentare il tono muscolare che diventerà contrattura dei muscoli che agiscono sulla colonna vertebrale, senso di rigidità, dolore. Nel tempo, si sovraccaricheranno i dischi intervertebrali, e il rachide diventerà meno mobile. Finché, se la persona non avrà ascoltato tutti i campanelli di allarme che il corpo gli ha mandato, si arriverà alla vera e propria lesione: per rimanere attinenti all’esempio, l’ernia del disco.
A questo punto la persona cadrà in un circolo vizioso perché il dolore del corpo si riverbererà sulla mente, aumentandone il malessere.
In questi casi è ovvio che la competenza per eliminare la causa di disagio psichico sia delle figure professionali specializzate, in primis dello psicoterapeuta.
Ma, come la mente può influenzare negativamente il corpo, così il corpo può aiutarla a ritrovare equilibrio e pace.
Allora l’Osteopata mirerà a stimolare il paziente per sciogliere le tensioni muscolari e fasciali che lo attanagliano, riattivare una fisiologica respirazione diaframmatica, eliminare il pungolo irritativo della sintomatologia somatica dolorosa. Il raggiungimento di questi obiettivi rappresenterà un significativo messaggio di pace e tranquillità per la mente.
Il ripristino del movimento deve essere globale per donare benessere. Si devono poter muovere le gambe come le idee; i muscoli come le emozioni; deve circolare il sangue trasportando gli ormoni e devono fluire le informazioni nervose come i pensieri.
Perché come diceva Andrew Taylor Still (il fondatore dell’Osteopatia):