Il gomito del tennista e l’osteopatia
Con gomito del tennista o epicondilite si indica una tendinite dei muscoli estensori del polso in particolare a livello dell’entesi ossia dell’inserzione del tendine comune dei muscoli estensori sull’epicondilo laterale dell’omero soprattutto (circa nel 90% dei casi) nella componente del muscolo estensore radiale breve del carpo.
Si possono però avere epicondiliti anche a livello dell’origine del muscolo estensore lungo radiale del carpo sull’orlo sopracondilare oppure a livello del corpo del tendine comune. Questa infiammazione è la problematica di gran lunga più usuale tra quelle che colpiscono il gomito. Colpisce più frequentemente: le donne che gli uomini; il braccio dominante; la fascia di età compresa tra i 35 e i 54 anni.
Il gomito del tennista
Si chiama gomito del tennista perchè il 50% dei tennisti ha sperimentato almeno un episodio nella sua carriera ma in effetti la sua prima denominazione fu crampo dello scrivano il che fa capire quanto possa essere diffuso anche nella popolazione non sportiva se non addirittura maggiormente in essa. La causa è da ricercarsi nel sovraccarico funzionale in attività che includono ripetitivamente la presa con l’estensione e la torsione del polso, ma anche nei microtraumi ripetuti e più raramente nei traumi. Fra i miei pazienti c’è chi se lo è prodotto: avvitando e svitando; con l’acceleratore della motocicletta; utilizzando il mouse; montando gli albumi; verniciando le pareti di casa; e in mille altri modi. L’esito è un dolore gradualmente ingravescente nella parte laterale ed esterna del gomito, dove si può notare anche un leggero gonfiore, e dell’avambraccio fino a poter arrivare al dorso della mano.
Il dolore peggiora con gli stessi movimenti che hanno prodotto l’infiammazione in maniera direttamente proporzionale alla resistenza da vincere. Il dolore può diventare talmente acuto da associarsi a contrazione dolorosa che fa sì che il paziente molli la presa anche con oggetti leggeri. La diagnosi è piuttosto semplice e fondamentalmente clinica.
Il professionista ricerca il dolore alla palpazione, la tumefazione locale, il dolore e la perdita di forza all’estensione contro resistenza del polso. Importante comunque è anche l’attenzione alla diagnosi differenziale per escludere problematiche come l’artrite o la compressione dei nervi periferici per cui potrebbero essere utili indagini strumentali quali: la risonanza magnetica, i raggi X, l’ecografia, l’elettromiografia.
La terapia classica
La terapia classica conservativa consiste: nel tenere a riposo l’arto superiore; nell’uso del tutore; nella somministrazione di farmaci antidolorifici e anti-infiammatori (fino nei casi più difficili utilizzando le infiltrazioni con cortisone); nella fisioterapia tramite mobilizzazioni, massaggi e terapia strumentale.
Nonostante questo approccio curativo il gomito del tennista è una vera dannazione se si pensa alle sue conseguenze:
- può essere invalidante
- mediamente la sua durata va dai 6 mesi ai 2 anni
- spesso è recidiva
- una parte dei pazienti finisce con il dover ricorrere alla chirurgia
La cura tramite l’osteopatia
Il segreto dei miei costanti e veloci successi su questa patologia consiste nell’affrontarla da osteopata andando a eliminare la causa alla sua origine ossia il sovraccarico funzionale e il difetto di vascolarizzazione che, non nutrendo più adeguatamente le cellule del tendine, lo degenera precocemente e lo rende suscettibile ai microtraumi e all’infiammazione. La terapia manipolativa osteopatica (manipolativa nel senso che l’osteopata usa come unico strumento il suo corpo per il tramite delle mani) è volta quindi in maniera mai protocollata ma cucita su misura sul paziente a: migliorarne la postura per mettere in condizione il gomito di non venire sovraccaricato; liberare l’apporto circolatorio, ridare respiro ai tessuti connettivali contratti e disorganizzati, rendere la persona maggiormente consapevole e protagonista della sua guarigione.